venerdì 13 novembre 2009

Cucinare...

Voglia di cucinare, di riempire le mie mani di farina, sfoderare la forza delle mie braccia per inventare un nuovo dolce, un nuovo biscotto, un tipo ti pasta mai pensato prima.

Il verbo cucinare accompagna la mia vita da quando ero piccola, quando la domenica i miei genitori passavano la mattinata al mercato, e io, pensando di essere più furba di loro, fingevo di dormire ancora profondamente per poi sgattaiolare fuori dal letto appena sentivo il rombo della Ford partire. Correvo in cucina, aprivo un libro di ricette e creavo... che gioia quando tornavano a casa! Tutto era pronto da servire. Non ho mai fatto niente di elaborato, tranne una domenica che mi venne in mente di cucinare gli gnocchi alla romana... ricordo ancora il sapore... buoni ma di una pesantezza mastodontica! Avrò forse esagerato con il burro? Forse :-)

Alle superiori finita la quinta ora del sabato prendevo il Pollicino e andavo dalla nonna Mira (grande donna), mangiavamo insieme, io e lei, poi saliva le scale per raggiungere il suo sonnellino pomeridiano, e io restavo in cucina, spesso a leggere, oppure andavo in giardino. Ero impaziente che arrivasse l'ora magica, le 16, perché la nonna scendesse dalle scale, bevesse il caffè che le avevo preparato e iniziavamo a cucinare per la cena, per 11 persone, tutti i sabati. Io la aiutavo a impastare uova e farina e lei faceva il ragù. Ogni tanto ci scappava anche qualche dolce. Mamma, ti ricordi che spettacolo di torta all'ananas che ho fatto una di quelle sere?

Che ricordi! Quanti ricordi!

Oggi quando impasto ricordo con un po' di malinconia quei momenti, indelebili... mi mancano.

So che da qualche parte ci sei ancora, non mi hai abbandonato... a volte mi sembra perfino di sentirti salutare "ciao Francesca!"